ARGENTINA E CILE Penisola Valdes, Patagonia, Torres del Paine, Terra del Fuoco, Buenos Aires! dal 28 gennaio al 9 febbraio 2020


04/02/2021

Descrizione

NELLA TIERRA DEL FUEGO ALLA FINE DEL MONDO

 

(Un viaggio nelle meraviglie della natura che si è concluso tra i grattacieli della metropoli di Buenos Aires)

 

Dietro ogni nuovo viaggio c’è una magnifica occasione per uscire dalla propria zona di comfort e rimettersi in cammino, la possibilità di tornare a lasciarsi stupire, la sensazione di rimanere senza fiato di fronte ad uno scenario nuovo che ci lascia strabiliati, la percezione di libertà sulla pelle e sotto i piedi.

Ecco queste erano più o meno le aspettative che avevo messo in valigia, con l’idea di seguire un filo che avrei trovato giorno dopo giorno : la Patagonia e la sua infinita bellezza naturale, Buenos Aires con i suoi contrasti e i suoi netti confini.

Veramente difficile poterselo immaginare prima di farlo un giro così. Puoi informarti e leggere storie, aneddoti e cercare informazioni storico-culturali, ma ogni nuovo luogo in cui ti immergerai ti sconvolgerà sempre tutti i preconcetti.

Quindi dopo un viaggio iniziato a Milano e durato circa 27 ore tra volo intercontinentale e varie connessioni aeree interne in Argentina, finalmente è arrivata all’improvviso l’ebbrezza e l’emozione di raggiungere la Penisola di Valdès e Punta Tombo, la più grande colonia di pinguini del Sud America, dove si può camminare insieme a questi simpatici animali.

I pinguini della Patagonia o di Magellano si riuniscono a Punta Tombo per procreare e depositare le uova tra settembre e febbraio.

Oltre ai pinguini, in quest’area abbiamo avvistato anche altri animali, come il guanaco, il nandù o la volpe, e poi mi sono spostato verso la costa di Isla Escondida, una zona famosa per la sua elevata concentrazione di mammiferi. Qui è possibile camminare con gli elefanti marini (da non  confondere con i leoni marini), le foche più grandi del pianeta… un esemplare adulto può raggiungere i 5 metri e le 4 tonnellate di peso!!!

Altro giro ed altro volo mi portano alla città abitata più a sud della terra, Ushuaia. Nella regione conosciuta come la Tierra della Fuego. E così da un giorno all’altro mi ritrovo al “Fin del Mundo”. Un territorio surreale dove la natura e il meteo dettano leggi e fissano regole.

Ushuaia, la città più australe al mondo, si trova sulla costa meridionale dell’Isola Grande della Terra del Fuoco, in un paesaggio circondato da montagne che domina il canale di Beagle. Da Ushuaia in traghetto siamo salpati per il Canale di Beagle che divide l’Argentina dal Cile, un viaggio che ci ha immersi in un’altra dimensione. Alla scoperta delle migrazioni dei cormorani, dell’isola dei leoni marini e delle colonie di Pinguini Magellano, arrivati dal polo sud.

Dalla Tierra del Fuego con un altro battito d’ali raggiungo El Calafate, facendo anche un tratto in bus sulla mitica Routa 40. Il viaggio stesso già solo negli spostamenti mi ha totalmente riempito l’animo. Sorvolare la Patagonia è un vedere indescrivibile.

Non ci sono confini tra i blu e tra i gialli, è un continuo gioco di colori complementari che catturano la tua attenzione e ti fanno sentire immenso. I cieli, le montagne, i ghiacciai, uno spettacolo che solo la natura è in grado di creare con tanta perfezione.

Ho visto luci accecanti rimbalzare su un contrasto materico di bianchi, nuvole che si mischiavano al ghiaccio e viceversa. Gole blu, di una profondità e intensità ammaliante si alternavano a sinuose curve di ghiaccio create dal vento. Un paesaggio mai visto prima, mi è sembrato di trovarmi su un altro pianeta. Per non parlare del fascino della voce del Perito Moreno.

Già, perché il ghiacciaio sembra che canti. Il vento che si sposta sulla sua superficie infatti passando tra le curve e le punte frastagliate crea un gioco di suoni che rapisce. Non so bene descrivere a parole la sua maestosità, finché non te lo ritrovi lì stagliato davanti agli occhi!

Il  Perito Moreno è un ghiacciaio situato nel Parco nazionale Los Glaciares, nella parte sud-occidentale della provincia di Santa Cruz, in Argentina.

La formazione di ghiaccio, che si estende per 250 km² e per 30 chilometri in lunghezza, è uno dei 48 ghiacciai alimentati dal Campo de Hielo Sur, facente parte del sistema andino, condiviso con il Cile. Questo ghiacciaio continentale è la terza riserva al mondo d’acqua dolce. Ma ci pensate che la parte che noi vediamo è solo un minima parte esteriore della sua immensità, infatti ha un’altezza di 74 metri sopra la superficie del Lago Argentino, ma la parte sotto l’acqua ha un’altezza di 170 metri!!

Continuo in bus e, attraversando il confine, mi ritrovo in Cile al Parco Nazionale di Torres del Paine.

Durante il percorso, abbiamo fatto una sosta a Laguna Amarga, da dove contemplato una delle migliori viste dell’imponente Cordigliera del Paine. Il cielo era limpido, per cui abbiamo visto la catena montuosa riflessa nel lago. Una vera meraviglia!

Prima della visita della Grotta del Milodón, ho passeggiato lungo gli splendidi laghi della Patagonia cilena: il lago Grey, da cui c’è una vista mozzafiato sul ghiacciaio, la laguna Sofía, il lago di Porteño e il lago di Toro. Una volta all’interno della caverna, formata da tre grotte, ho visto i resti fossili del milodonte, un mammifero, antenato dei bradipi, che si estinse alla fine del Pleistocene.

Dopo questa settimana on the road in Patagonia ho pensato di fare un breve salto a Buenos Aires, dove l’atmosfera è completamente cambiata.

La capitale tra l’asfalto e il cielo, schiacciata dal caldo opprimente, umida e viva con i sui mille colori e le sue voci. Città di migranti che porta il nome della vergine protettrice dei naviganti. Qui vivono i figli dei figli degli europei partiti con le navi nel ‘900, poveri, in cerca di fortuna che qui si dice “suerte“, città globale, un argentino su tre vive qui. I confini li avverti nei contrasti; puoi seguirli percorrendo le linee luccicanti dei costosissimi grattacieli della Buenos Aires bene, che gli abitanti di questa città non potranno mai permettersi.

Si passa dalla sontuosità e dall’eleganza del quartiere Palermo, ricco di grandi ville e parchi immensi, alle viuzze colorate di murales e alle giravolte di tango del quartiere di Sant’Elmo. Si arriva alla centralissima Plaza de Mayo, luogo

di memoria delle Madres dei Desaparecidos, dove si staglia la fantomatica CasaRosada. Dopo aver attraverato gli eleganti e rinnovati Docks, si finisce tra i colori sgargianti delle case di legno, dipinte tutt e diverse, al Caminito, dove puoi mangiare tortillas che sono la fine del mondo. I murales ricordano invece gli atroci voli della morte durante la dittatura.

Tutte le mille voci così distanti e così diverse che rimbalzano tra il legno e la lamiera colorata delle facciate di questo quartiere mi immagino possano esplodere in un solo boato di blu e giallo nello stadio del calcio più amato di questa città, la Bombonera, tempio del Boca Juniors e di Maradona.

Questo è solo un piccolissimo assaggio della terra che ha dato i natali al nostro Papa Francesco. Per conoscerla meglio, bisogna solo raggiungerla.

Massimo Allario

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